Il colombaccio, questo sconosciuto….

Come prima cosa….. NON SONO un PICCIONE! Bensì sia dell’ordine dei columbiformes come i piccioni, non sono un piccione, sono una columba palumbus, il piccione è una columba livia, è più piccola e ha un piumaggio diverso. Poi io vivo principalmente nei boschi (infatti, gli inglesi mi chiamano “woodpigeon”, ovvero piccione del bosco) e sono un migratore, i piccioni vivono principalmente in città e lì restano tutto l’anno. Ora direte…. ma t’ho visto in città, e pure in inverno! Già. I tempi cambiano…. Mi cacciano spietatamente, la migrazione è pericolosa e faticosa, tanti non tornano… E in città fa più caldo ormai (cambiamenti climatici…..), ci si può rimanere pure d’inverno! E si trova cibo e… non mi possono cacciare! Allora mi troverete sempre più anche nelle città, ma non mi ci troverete in gruppi enormi come i nostri parenti i piccioni.

La mia vita è difficile.

E’ vero che facciamo tante nidiate ogni anno, ma… I nidi li facciamo alla bel e meglio con qualche steccolino sugli alberi, e regolarmente, con ogni vento o pioggia forte, vanno giù con tutto il contenuto, ovvero, uova o pulcini compresi… , cosa che ultimamente succede sempre più spesso…

E quanto è difficile fare la coppia!

Non ci vanno mica bene tutte le volte, c’è la femmina che si impegna da matti per conquistare il maschio nel quale si è innamorata, come i maschi possono anche impegnarsi da matti per conquistare una femmina, ma se quella non ne vuole sapere…. (mentre le femmine, per la maggior parte, alla fine ci riescono ). Il primo amore però non ci si scorda mai (o quasi). Il lutto, almeno del maschio, può essere gravissimo: fiducioso ogni mattina che l’amata arrivi, depresso ogni sera perché non è arrivata…. Il lutto può essere talmente grave, che perde un intera stagione riproduttiva, perché anche se a mala voglia si fa “convincere” da una femmina che vuole assolutamente riprodursi e a cui piace tale maschio, esso dimostra chiaramente di non amarla (sì, non amarla, perché anche loro AMANO, e profondamente! anche se i maschi in condizioni “normali” fanno la corte sempre ed a chiunque, ma è giusto una specie di passatempo, perché la compagna è sempre la stessa, anno per anno, finché vive), il che non dà tanta fortuna alle nidiate e addirittura può portare la femmina ad abbandonare – DELUSA! – il compagno svogliato…

Che tristezza!

Con gli anni se ne fanno una ragione però, e quando perdono la loro metà, dopo un lutto molto più breve sono disposti ad innamorarsi di nuovo, assicurando così nuove e buone nidiate. Ma il tempo di corteggiamento non è mica breve! A volte ci vuole proprio parecchio, anche tra una nidiata e l’altra. Ci si fa pregare, eh….

Coppia felice però non significa che con questo i problemi siano finiti: pochissimi piccoli arrivano all’età adulta. Quando, come già detto, cade il nido per vento o pioggia, quando i piccoli lasciano il nido non ancora in grado di volare o nei primi giorni quando volano ancora parecchio maldestri e diventano vittima di qualche predatore. Dipendono ancora per qualche tempo dai genitori anche quando già volano e devono ancora essere imbeccati. Poi c’è la migrazione con i suoi pericoli, tra cui la caccia che li minaccia ovunque, sia ancora prima della partenza che durante il tragitto, nei luoghi di svernamento e ancora durante il ritorno ai siti di nidificazione. “Grazie” ai cambiamenti climatici, da circa due anni partono più tardi – facendo spesso una covata in più – e tornano prima, anche un intero mese prima, di quanto sia stato “normale”. Cosa che i calendari venatori non considerano, visto che la legge per la protezione degli uccelli prevederebbe un divieto di caccia nel periodo di volo prenuziale. In alcune regioni c’è la preapertura della caccia, in effetti significa quando l’ultima nidiata non è ancora del tutto autosufficiente, mentre in alcuni paesi addirittura si può cacciarli tutto l’anno, il che significa condannare i piccoli alla morte per fame, se i genitori diventano vittime dei cacciatori.

Rarissimamente gli adulti diventerebbero vittime di predatori naturali, in quanto volano estremamente bene. Solo per chi ha scelto di vivere in città può succedere di avere incidenti con autoveicoli, dove possono morire direttamente o rimanere incapaci di volare, e quindi diventare vittime di predatori. La migrazione è molto faticosa e richiede un enorme quantità di energia. Ci può essere vento forte, temporali e quant’altro, e si deve trovare del cibo per riuscire ad andare avanti. La caccia è spietata con tanti mezzi ingannevoli che per esempio li fanno credere di trovarsi in presenza di un posto dove trovare cibo, perché ci sono già altri….. che invece sono imbalsamati, finti con ali battenti o vivi incatenati e altro ancora. Non potendo distinguere le femmine dai maschi salvo che per il loro richiamo, sono – per motivi che al momento non abbiamo ancora potuto del tutto accertare – spessissime le femmine ad essere uccise dai cacciatori, il che può comportare un forte squilibrio nei luoghi di nidificazione. Perché come anche altri migratori tornano esattamente nei posti dove hanno nidificati prima – in genere dove sono nati -, e se è un gruppo solo piccolo, può succedere di trovarsi con 5, 6 maschi e solo due femmine… Un disastro per la riproduzione. In un gruppo che consiste di solo 3 coppie, uccidendo due uccelli che magari risultano essere state femmine, occorrono circa 7 (SETTE) anni per tornare al numero originale di 6 uccelli… che possono anche non essere 3 coppie. Non ci credete? Tutto quanto raccontato è il risultato di quasi un decennio di osservazione stretta e diretta, giorno e notte, di un gruppo di colombacci liberi, selvatici. Vi potrebbe capitare di trovare uno o due – la nidiata consiste in genere di due pulcini, praticamente sempre 1 maschio ed 1 femmina – piccoli caduti con il nido durante un temporale. E se sono caduti in un posto pericoloso dove non possono essere rimessi con tutto il nido ad un altezza di almeno 3 metri da terra nell’albero di provenienza o un albero accanto, non c’è molta scelta. Vanno tirati su a mano. Ma bisogna sapere come fare, cosa dare da mangiare e come, ed è sempre meglio rivolgersi ad un centro di recupero per uccelli selvatici.  Se siamo costretti di portarci piccoli superstiti a casa ed è addirittura solo uno e non ci sono altri della sua specie in nostra cura per farli crescere insieme, il piccolo – che a seconda dell’età dimostrerà di aver bisogno di compagnia e affetto, cosa che nei centri di recupero non gli danno per ovvi motivi, ma che per un povero umano “normale” è durissimo – si fissa molto sulla sua “famiglia adottiva”, di ogni suo membro che oltre gli umani possono essere anche cani, gatti…. Non dovrebbe essere così, ma ahimè, a volte la scelta è tra morte del piccolo e “cattive abitudini”. Occorre aver presente che in tal caso è un compito a vita, perché se vi riguarda come la sua famiglia, non se ne andrà mai più via, perché voi rimanete. Il colombaccio più anziano mai trovato (in UK) aveva 14 anni. E abituato agli umani, gli piace anche vivere in comodità: dormire in casa protetto da freddo e brutto tempo, un posticino comodo….

Con un po’ di fortuna e fatica, si può riuscire a convincerli di accettare un nido in un posto più sicuro di un ramo di un albero. Nel caso di un colombaccio cresciuto in casa, quello vorrebbe addirittura nidificare in casa, ma ovviamente la compagna totalmente selvatica non condivide questo entusiasmo. Però un posto sicuro fuori casa viene accettato dopo una o due nidiate andate distrutte da vento e pioggia, perché lo capiscono! Ma questo elimina solo il pericolo di caduta del nido con il suo contenuto, ogni altro pericolo rimane, e la crescita di un gruppo di colombacci è estremamente lento…. Bensì possono migrare in grandi gruppi, non vivono “appiccicati” come i piccioni in città, ma preferiscono di fare i nidi ad una certa distanza, anche decine di metri. Quindi difficilmente si vedono grandi “colonie” di colombacci. Se ne vedeste, ritenetevi fortunati ed il posto meraviglioso. Il colombaccio è anche molto più pacifico dei piccioni. Infatti, la convivenza è estremamente difficile, in quanto i piccioni attaccano i colombacci senza mezzi termini, addirittura nel loro nido per mandarli via. Anche se i colombacci danno colpi d’ala e beccano pure, hanno sempre la peggio contro i piccioni. Non per questo i piccioni di città hanno vita facile, ma questo è un altra storia che magari racconteremo un altra volta…. per ora ci basta ricordare che … UN COLOMBACCIO NON È UN PICCIONE. 

Cornelia Phaipher